Si intende, con "clonazione terapeutica", la pratica di sacrificare un individuo umano ancora in fase pre-embrionale (entro,ovvero, il 15esimo giorno dal concepimento), al fine di ricavarne le cellule staminali fondamentali per la cura di numerosi casi di malattia. Di certo la questione non è di facile risoluzione, poichè vanno presi in considerazione numerosi punti di vista totalmente differenti; in questo caso ne abbiamo due, e opposti: quello condiviso dal medico cileno Juan De Dios Vial Correa e il vescovo Elio Sgreccia, e quello del ricercatore Paolo Flores d'Arcais. I primi vedono nel sacrificio di un individuo, sebbene in fase pre-embrionale (dunque ancora allo stato di gruppo di cellule separate) un vero e proprio omicidio, poichè sin dal momento del concepimento al nuovo organismo deve essere garantito il diritto alla vita, e il fine non giustifica assolutamente i mezzi. Opposta l'opinione di Paolo Flores che, ammettendo comunque la coerenza del Papa nella sua linea ideologica contraria a questa pratica, considera una scelta del genere di dominio assolutamente laico; Flores vede dunque in questa pratica una preziosa occasione di progresso nell'ambito del combattimento contro alcune malattie. Essendo fermamente credente, e ritenendo che non si debba interferire con quanto creato e voluto da Dio, non è stato facile per me articolare il mio pensiero, che ha oscillato da una posizione all'altra. Infine, però, sono arrivato alla conclusione che anche ad un essere umano allo stato primordiale quale un embrione debba essere garantito il diritto allo sviluppo; sono comunque convinto che sia dovere dell'uomo giungere ad una soluzione ugualmente efficace che non neghi la possibilità di crescere e svilupparsi ad un individuo ancora in formazione.
Si intende, con "clonazione terapeutica", la pratica di sacrificare un individuo umano ancora in fase pre-embrionale (entro,ovvero, il 15esimo giorno dal concepimento), al fine di ricavarne le cellule staminali fondamentali per la cura di numerosi casi di malattia. Di certo la questione non è di facile risoluzione, poichè vanno presi in considerazione numerosi punti di vista totalmente differenti; in questo caso ne abbiamo due, e opposti: quello condiviso dal medico cileno Juan De Dios Vial Correa e il vescovo Elio Sgreccia, e quello del ricercatore Paolo Flores d'Arcais. I primi vedono nel sacrificio di un individuo, sebbene in fase pre-embrionale (dunque ancora allo stato di gruppo di cellule separate) un vero e proprio omicidio, poichè sin dal momento del concepimento al nuovo organismo deve essere garantito il diritto alla vita, e il fine non giustifica assolutamente i mezzi. Opposta l'opinione di Paolo Flores che, ammettendo comunque la coerenza del Papa nella sua linea ideologica contraria a questa pratica, considera una scelta del genere di dominio assolutamente laico; Flores vede dunque in questa pratica una preziosa occasione di progresso nell'ambito del combattimento contro alcune malattie. Essendo fermamente credente, e ritenendo che non si debba interferire con quanto creato e voluto da Dio, non è stato facile per me articolare il mio pensiero, che ha oscillato da una posizione all'altra. Infine, però, sono arrivato alla conclusione che anche ad un essere umano allo stato primordiale quale un embrione debba essere garantito il diritto allo sviluppo; sono comunque convinto che sia dovere dell'uomo giungere ad una soluzione ugualmente efficace che non neghi la possibilità di crescere e svilupparsi ad un individuo ancora in formazione.
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