L'eutanasia, che letteralmente significa "buona morte" ,è il processo secondo il quale si procura intenzionalmente la morte di un individuo la quale condizione psico-fisica è compromessa dalla malattia. Vi sono molti modi per attuare questo tipo di intervento: l'eutanasia viene definita attiva quando si induce la morte con farmaci; passiva quando viene omesso un trattamento medico necessario per la sopravvivenza dell'individuo malato; volontaria quando il soggetto malato richiede questo tipo di intervento. Detto questo credo che riuscire a definire l'eutanasia un atto , anche moralmente, giusto o sbagliato sia quasi impossibile ; o meglio credo che sia impossibile dare una risposta generica ad una domanda che necessita di una conoscenza che , per fortuna , non tutti hanno. Il mio pensiero di eutanasia, infatti, sarà sicuramente diverso da quello di una persona che nella propria vita ha avuto modo o forse , per meglio dire , è stata costretta a porsi questa domanda: Cos'è meglio per me ? Ma soprattutto, cos'è meglio per lui cioè per l'individuo malato? L'unica cosa che posso fare è di riportare cos'è successo a me. Infatti anche se ero molto piccolo ( avevo circa 6 anni ) è venuto a mancare mio nonno. Aveva un grave male e , a causa della malattia, aveva smesso anche di parlare e mangiare. La morte già gli aveva bussato sulla spalla e il finale di quella storia era già scritto . Benché quindi questo fosse chiaro non sarei mai riuscito a "staccare la spina " , anche se questo avesse posto un fine alle sue sofferenze . Allora non possiamo decidere . Non possiamo imporre di decidere per loro , per chi veramente si trova di fronte a queste terribili situazioni.
Il dibattito su questo tema negli ultimi anni si è fatto più serrato anche in conseguenza in alcuni casi eclatanti che hanno occupato le prime pagine dei giornali per lungo tempo e hanno persino scatenato un dibattito socio-politico fin troppo accesso ; mi riferisco in particolare al caso Eluana e al "suicidio assistito" del fondatore del giornale il Manifesto , Lucio Magri. In linea di massima si contrappongono pareri di cattolici e laici . I primi sono sostenitori della sacralità della vita ; e quindi rifiutano qualsiasi iniziativa dell'individuo che possa mettere in discussione questa sacralità; i laici al contrario sostengono la libertà dell'individuo di scegliere se vivere o morire per salvaguardare la propria dignità . Io credo che il tema sia talmente complesso e profondo che schierarsi tra due tesi opposte sia troppo riduttivo, a maggior ragione se la posizione che si assume ha origine da ciò che viene suggerito dalla religione o dalla politica . Ogni caso è un caso a sé, ogni individuo è un "UNICUM" e di fronte al dilemma tra vita e morte ciascuno puo' reagire in modo diverso. Penso persino che lo stesso individuo puo' cambiare parere a seconda della circostanze in cui viene a trovarsi. Poiché però è necessario che anche temi bioetici siano regolamentati dalla legge, questa debba preoccuparsi di tutelare dagli abusi, lasciando però, contemporaneamente ampi margini di libertà di scelta a ciascuno. Potrebbe essere opportuno chiedere a ciascun cittadino di esprimersi con una specie di testamento biologico nel quale dichiarare la propria volontà eventualmente di essere sottoposto o meno alla pratica dell'Eutanasia; un po' come avviene per la donazione degli organi.
L'eutanasia, che letteralmente significa "buona morte" ,è il processo secondo il quale si procura intenzionalmente la morte di un individuo la quale condizione psico-fisica è compromessa dalla malattia.
RispondiEliminaVi sono molti modi per attuare questo tipo di intervento:
l'eutanasia viene definita attiva quando si induce la morte con farmaci;
passiva quando viene omesso un trattamento medico necessario per la sopravvivenza dell'individuo malato;
volontaria quando il soggetto malato richiede questo tipo di intervento.
Detto questo credo che riuscire a definire l'eutanasia un atto , anche moralmente, giusto o sbagliato sia quasi impossibile ; o meglio credo che sia impossibile dare una risposta generica ad una domanda che necessita di una conoscenza che , per fortuna , non tutti hanno.
Il mio pensiero di eutanasia, infatti, sarà sicuramente diverso da quello di una persona che nella propria vita ha avuto modo o forse , per meglio dire , è stata costretta a porsi questa domanda:
Cos'è meglio per me ? Ma soprattutto, cos'è meglio per lui cioè per l'individuo malato?
L'unica cosa che posso fare è di riportare cos'è successo a me.
Infatti anche se ero molto piccolo ( avevo circa 6 anni ) è venuto a mancare mio nonno.
Aveva un grave male e , a causa della malattia, aveva smesso anche di parlare e mangiare.
La morte già gli aveva bussato sulla spalla e il finale di quella storia era già scritto .
Benché quindi questo fosse chiaro non sarei mai riuscito a "staccare la spina " , anche se questo avesse posto un fine alle sue sofferenze .
Allora non possiamo decidere . Non possiamo imporre di decidere per loro , per chi veramente si trova di fronte a queste terribili situazioni.
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EliminaIl dibattito su questo tema negli ultimi anni si è fatto più serrato anche in conseguenza in alcuni casi eclatanti che hanno occupato le prime pagine dei giornali per lungo tempo e hanno persino scatenato un dibattito socio-politico fin troppo accesso ; mi riferisco in particolare al caso Eluana e al "suicidio assistito" del fondatore del giornale il Manifesto , Lucio Magri. In linea di massima si contrappongono pareri di cattolici e laici . I primi sono sostenitori della sacralità della vita ; e quindi rifiutano qualsiasi iniziativa dell'individuo che possa mettere in discussione questa sacralità; i laici al contrario sostengono la libertà dell'individuo di scegliere se vivere o morire per salvaguardare la propria dignità . Io credo che il tema sia talmente complesso e profondo che schierarsi tra due tesi opposte sia troppo riduttivo, a maggior ragione se la posizione che si assume ha origine da ciò che viene suggerito dalla religione o dalla politica . Ogni caso è un caso a sé, ogni individuo è un "UNICUM" e di fronte al dilemma tra vita e morte ciascuno puo' reagire in modo diverso. Penso persino che lo stesso individuo puo' cambiare parere a seconda della circostanze in cui viene a trovarsi. Poiché però è necessario che anche temi bioetici siano regolamentati dalla legge, questa debba preoccuparsi di tutelare dagli abusi, lasciando però, contemporaneamente ampi margini di libertà di scelta a ciascuno. Potrebbe essere opportuno chiedere a ciascun cittadino di esprimersi con una specie di testamento biologico nel quale dichiarare la propria volontà eventualmente di essere sottoposto o meno alla pratica dell'Eutanasia; un po' come avviene per la donazione degli organi.
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