Le città Precolombiane erano delle città senza malvagità, umili, pazienti, pacifiche e tranquille. Erano costituite da persone gracili, deboli, che sopportavano difficilmente i lavori faticosi; erano molto poveri e non desideravano possedere dei beni, infatti non erano né ambiziosi né avidi. Era della gente vivace, libera, capaci di apprendere ogni buon insegnamento. Ma da quarant’anni non hanno fatto che uccidere e tormentare questa povera gente innocente; più di dodici milioni di anime, uomini donne e bambini, sono morti in questi anni. I due principali modi con cui hanno ucciso queste popolazioni sono: In primo piano le guerre ingiuste, sanguinose e tiranniche; in secondo luogo la schiavitù, i superstiti diventarono schiavi delle popolazioni conquistatrici. Ovviamente non sono d’accordo con quello che molti popoli hanno fatto delle città precolombiane. Tutti siamo stati creati allo stesso modo e tutti siamo alla stessa altezza, nessuno ha il diritto di comandare o di eliminare un'altra popolazione. Esse si possono distinguere solamente per le diverse culture, tradizioni e lingue, ma tutti hanno il diritto di vivere in tranquillità senza essere messo in schiavitù o ucciso da un popolazione che voleva conquistare altre città, altri territori. Purtroppo ancora oggi, che siamo nel XXI secolo, ci sono queste eclatanti disparità;delle quali sarà difficile mettere fine!!
Nei secoli l’umanità si è fieramente resa artefice della propria distruzione o meglio dello sterminio di gente che ha ritenuto inferiore. Alla base di tutto questo però vi sta tutt’altra cosa: la brama insaziabile di fama, potere, ricchezza che spesso l’uomo cerca di ottenere a costo di qualsiasi condizione, anche abbandonando i valori civili e soprattutto morali che l’hanno reso tale. In momenti del genere sembra che certa gente perda la ragione e diventi come delle bestie che lottano per una femmina o del cibo, penso che tuttavia si scenda a un livello ancora inferiore perché qui in gioco non c’è niente di paragonabile alla propria sopravvivenza. Ma quello che mi stupisce ancor di più è come l’opinione collettiva non reagisca davanti a uno scempio del genere e ancor di più finisce nell’accettare ciò come cosa normale o addirittura necessaria. Basta voltarci indietro per vedere davanti a noi lo sterminio che i nazisti hanno compiuto nei confronti di ebrei e gente ritenuta di “razza inferiore”. La stessa identica cosa è accaduta cinque secoli prima con il genocidio dei popoli precolombiani e anche allora come ieri tutto è andato procedendo senza alcun ostacolo decisivo: poche centinaia di pazzi fanno quello che vogliono e le restanti centinaia di milioni se ne stanno lì a guardare quello che succede; solo pochi coraggiosi combattono realmente, ma se non c’è un’unità collettiva, se continua ad esistere della gente codarda che pensa a se stessa e se ne frega delle disgrazie altrui, il loro sforzo è reso vano e questo mondo non cambierà mai. Che cosa dire di quel genocidio? La sola parola dice tutto. Non esiste peggior cosa che approfittare della debolezza altrui a danno del debole stesso. Bartolomè de Las Casas è stato uno di quei pochi coraggiosi cui ho accennato prima: ha accusato la sua gente ma in particolare come frate domenicano gli stessi cristiani scrivendo direttamente al sovrano spagnolo; tuttavia evidentemente pochissimi l’hanno appoggiato. Accusarlo di avere una mentalità colonialista mi sembra assolutamente inopportuno perché non ha mai parlato di costrizioni e assoggettamenti, ha invece tenuto plausibile l’idea di predicare il cristianesimo e creare uno scambio di idee e culture che mi sembra tutt’altra cosa. Il pensiero di Michel de Montaigne ci fa invece ben capire che ciò che rivolgiamo con odio contro secondi spesso non riguarda altri che noi stessi.
Nel periodo delle scoperta dell'america i Spagnoli insediandosi nel nuovo continente, America, compiono violenze verso le popolazioni Americane, chiamate Indios. Di fronte a queste violenze cominciarono a levarsi voci di dura condanna, anche dagli stessi Spagnoli. Fra questi troviamo il frate Bartolomeo Las Casas che rivolge un accorato monito al sovrano affinchè ponga fine a queste violenze; sostenendo anche che Indios e Europei sono uguali. A contrastare Las Casas ci fu il filosofo Juan Ginès che riteneva gli Indios un popolo inferiore agli Europei a allo stesso momento infidi, promiscui e sanguinari. Tutte le persone al mondo sono diverse tra loro per lingua,religione,città,tradizioni, carattere... Ma allo stesso momento sono pure molto simili tra loro perchè vivono nello stesso mondo e tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, senza nessuna distinzione. Ci sono persone che credono in maniera diversa da come noi potremmo immaginare. Ma è proprio questa diversità che rende il mondo un posto fantastico su cui bisogna vivere, vivere in maniera in maniera onesta,virtuosa, aiutando il prossimo e no uccidendo chi è diverso da noi perchè questo non è un nostro diritto, ma lo è sicuramente vivere in serenità l'uno con l'altro anche se qualcuno è diverso da noi.
mi sembra fondamentale iniziare dicendo che la sottomissione di un popolo per mano di un altro è una cosa vergognosa che tende a privarci della cosa più bella del mondo;la diversità. detto questo vado ad analizzare i testi letti. Credo che sia l'atteggiamento di las casas che quello di Ginès de sepulveda sia un atteggiamento di sottomissione verso un'altra razza che , come diceva Tzovetan todorov , è diverso ma non per questo inferiore. Va comunque sottolineato che so la modalità di sottomissione differisce in las casas e in sepulveda. Infatti las casas, frate domenicano, vedeva negli indigeni un popolo mite e generoso , degno di essere convertito al cristianesimo. Sepulveda invece credeva che gli indigeni erano inferiori e quindi andavano conquistati con la violenza. Sepulveda credeva che l'uomo per sua natura tendesse a conquistare i più deboli. Possiamo paragonare quindi , a parer mio , il suo pensiero a quello dei sofisti. Come sappiamo infatti i sofisti si confrontarono sulla natura dell'uomo che , proprio per sua natura, tendeva ad opprimere gli altri uomini solo per il proprio bene personale. Per concludere prendo in prestito le parole di Michel de Montaigne e vi pongo una domanda. fra gli indios e i conquistatores chi è il barbaro e chi il civilizzato ? La risposta secondo me non è difficile da dare, sta poi a voi giudicare.
Per genocidio si intendeno "gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso". L'avvenimento di uno sterminio, sia che sia degli ebrei che delle civiltà precolombiane o di qualsiasi altro popolo, è per me da considerare un totale fallimento per l'intera umanità. Per me il rispetto verso gli altri esseri viventi è importante, e pensare che un altro uomo sia inferiore solo perchè appartiene ad un'altra nazione o religione o quant'altro è intollerabile. Chi riesce a pensare una cosa simile, chi perde tutti i valori civili, chi è accecato dal potere e lo vuole ottenere anche uccidendo dei suoi "fratelli", per me non è un uomo, poichè un'uomo è dotato di ragione e sarebbe certamente in grado di capire che siamo tutti uguali, siamo tutti uomini. La causa del genocidio delle civiltà precolombiane, secondo lo studioso Tzvetan Todorovuno sta "nell'incapacità da parte degli spagnoli di ammettere l'esistenza di un altro mondo, diverso ma non per questo inferiore al loro". Presero posizione anche se su due fronti opposti il filosofo juan Gines e frate domenicano Bartolomè de Las Cacas. Il primo sosteneva la superiorità degli europei sugli indios, il secondo l'uguaglianza tra indios ed europei. Il frate fu però molto contestato perchè se in un primo momento sembra essere schierato con gli indios, in un secondo momento si capisce che anche lui ne conosce una differenza poichè vorrà imporre alle civiltà precolombiane la cultura europea, facendogli un'ulteriore violenza. Concludo citando una frase di Michel de Montaigne che descrive in pieno il mio pensiero: "chi tra inoffensivi indios e i violenti conquistadores è il barbaro e chi il civilizzato?".
Nel periodo delle esplorazioni e scoperte oltre l’Atlantico, furono scoperte le Americhe ad opera di diversi viaggiatori: il più famoso è stato naturalmente Cristoforo Colombo che nel 1492 scoprì l’America. Queste terre furono molto ricche di nuovi cibi e materiali e molte nazioni europee, in particolare Spagna e Portogallo, non persero l’occasione per poter razziare tutto, sterminando tutte le civiltà che vissero in quel luogo prima degli stermini. Non mancarono nel corso della storia proteste contro questo modus facendi, anche dagli stessi spagnoli come Bartolomé Las Casas, il quale scrisse nel 1542 la “Brevissima relazione della distruzione delle Indie”. Egli sosteneva che tutto fosse sbagliato in quello che faceva la sua patria, soprattutto una frase che mi ha colpito è stata: “I cristiani hanno ammazzato e distrutto tante e tali anime, in numero incalcolabile, non da altro guidati che dalla sfrenata brama dell’oro”. Come dargli torto, gli spagnoli non fecero altro che strappare queste terre ai legittimi proprietari in tutti i modi più brutali possibili; neanche i superstiti poterono salvarsi completamente, poiché furono catturati e i superstiti furono resi schiavi in modo terribile tanto che Las Casas la definisce così: “La più orribile e acerba servitù cui uomini o bestie sian mai stati costretti.” Il filosofo bulgaro Tzvetan Todorov è stato di tutt’altro avviso e nel 1984 ha pubblicato un libro intitolato “La conquista dell’America” in cui argomentava le tesi a favore della guerra. Sosteneva che gli indiani fossero di una natura inferiore, che praticassero il cannibalismo, che sacrificassero essere umani e che ignorassero la religione cristiana. Personalmente mi trovo in forte disaccordo con Todorov, poiché ritengo che la vita debba toglierla Dio e non un essere umano e mi ritengo contrario a tutte le razzìe che accaddero nel XVI secolo.
Il genocidio dei popoli sudamericani in occasione della conquista delle Americhe è una delle più grandi vergogne di cui l'umanità si sia mai macchiata. Tuttavia, in un tempo in cui i valori di cui si faceva portatrice la civiltà occidentale erano (non ho paura di dirlo) sbagliati, questo pensiero sarebbe risultato privo di fondamento. La fortuna di cui godiamo noi uomini del 2012 è quella di poter guardare agli errori del passato per essere sicuri di non commeterne nuovamente, e questo genocidio è l'esempio perfetto di ciò. I commenti di Las Casas e Todorov esaminano l'accaduto da diversi punti di vista: mentre il primo tende a giudicare illeggittima la conquista, descrivendo comunque poi i popoli sudamericani "degni di essere assoggettati al Cristianesimo" e lasciando trasparire una punta di razzismo, il secondo si schiera a favore di Gines de Sepulveda, sostenitore della soppressione violenta di tali popoli. Anche se meno evidentemente, anche il pensiero dell'"encomendero pentito" Las Casas nasconde un errore di fondo; egli infatti, anche sostenendo che l'uso della violenza contro gli indios sia stato sbagliato e deplorevole, rivela un'intenzione tipica dell'uomo occidentale medio di quel periodo, ovvero quella di cambiare le abitudini di un popolo, che viene così definito implicitamente inferiore. In conclusione, sterminare un popolo, o comunque pretendere di sostituirne i valori con altri ritenuti "più giusti" sono azioni ingiustificabili non solo da un punto di vista biologico (in quanto riducono il numero di membri della propria specie), ma soprattutto umano.
Oggi vengono ricordati milioni e milioni di Indios massacrati violentemente dalla sete di conquista degli Europei. Per fortuna, c'è sempre qualcuno che si oppone alla violenza, e così fu anche allora, nonostante corressero tempi bui. Uno di questi : Las Casas, entrato nell'ordine domenicano e giunto nel nuovo mondo come colono , voleva operare in favore dei diritti degli Indios. Nella sua "Brevissima relazione della distruzione delle Indie" si rivolse al re e all'imperatore Carlo V, affinché ponesse fine ai massacri, spiegandogli che gli Indios erano esseri umani e che potevano essere avvicinati alla cultura ed ai costumi degli Europei ; e in quanto uomini buoni, e che privi di ambizioni e di avidità , avevano attitudine a ricevere la fede cattolica . Nonostante le capacità persuasive di Las Casas , la voglia sfrenata d'oro era così grande da non guardare in faccia nessuno. Io credo che se solo loro avessero guardato negli occhi di tali uomini l'anima lasciare il corpo, avrebbero capito che la morte di uomini innocenti non puo' essere giustificata da un vile desiderio di ricchezza e di conquista. Purtroppo i conquistadores non volevano ammettere l'esistenza di altre civiltà, di uno altro mondo diverso dal loro. Fu così che si profilarono due tesi opposte che si si fronteggiarono nella controversia di Valladolid. Due filosofi contrapposti, il primo Sepulveda , che giudicava gli Indios come esseri inferiori. Il secondo , Las Casas , che li riteneva uguali agli europei. Secondo me, entrambi avevano torto perché nessuno dei due era disposto a riconoscere e ad accettare le differenze e le peculiarità degli Indios. La paura del diverso nella storia , non soltanto quella dei conquistadores, ha prodotto costantemente tragedie immani e genocidio. Persino, per esempio, alla persecuzione contro gli ebrei o alla partaid in Sud-Africa. Finché l'uomo non impererà a riconoscere nell'altro un proprio simile e finché non capirà che chi ci appare diverso puo' costituire per noi opportunità , arricchimento, conoscenza ; non potremo mai dire che l'essere umano abbia raggiunto un sufficiente livello di maturità.
Nel 1492, anno in cui si susseguirono numerose spedizioni, finanziate da spagnoli e portoghesi, vi era lo scopo di esplorare nuovi territori. Solo nel 1497, si raggiunsero le coste settentrionali del continente americano, continente popolato dagli indigeni. La violenza delle armi, la diffusione di malattie, la devastazione del sistema produttivo, l’introduzione della servitù e della schiavitù indotte dalle invasioni europee nel XVI sec comportarono alla progressione distruzione culturale e fisica di questo popolo, tanto da causare una riduzione della popolazione da 20 a 1. Come detto prima, questa immensa perdita di vita, fu accompagnata dalla distruzione culturale. Si proibirono infatti, le religioni native, si distrussero i monumenti e le stupende città. I conquistatores reputavano gli indigeni esseri inferiori, a mezza strada fra l’uomo e l’animale. Ciò che maggiormente mi stupisce, è l’indifferenza da parte della Chiesa. Accanto ad ogni conquistatores, infatti, vi era un frate, di solito un francescano o un domenicano; nei territori sottomessi e “pacificati” accanto al governatore civile spagnolo vi era un vescovo, incaricato di organizzare in diocesi e in parrocchie le province e i villaggi degli Indios. A tal proposito, un vescovo spagnolo, Bartolomè de Las Casas, nato a Siviglia nel 1484, domenicano, fa conoscere ai suoi connazionali e all’Europa intera, la faccia nascosta della conquista del “nuovo mondo”. Particolare scalpore, fu dovuto alla “Brevissima relazione della distruzione delle Indie” pubblicata nel 1542 in seguito alla richiesta all’imperatore Carlo V di sollecitare un intervento legislativo e far cessare così questi soprusi. La decisione del sovrano di ordinare la sospensione di tutte le conquiste al di là dell’Atlantico fu determinata dal fatto che le tesi di Las Casa vennero controbattute dall’umanista Juan Gines de Sepulveda. Considerava gli Indios non come uomini bensì come degli esseri inferiori ai bianchi e tanto lontani dalla civiltà europea. Li considerava crudeli, sleali, barbari accusandoli perfino di cannibalismo. Le tesi di Sepulveda erano quindi, contrapposte a quelle del Las de Casas, il quale, sosteneva che gli Indios fossero uomini come gli europei, dotati degli stessi diritti. Personalmente, sostengo quest’ultima tesi. Tutti quanti, senza distinzione di razza o religione, abbiamo gli stessi diritti. Inoltre, ritengo che elementi di diversità culturale possano arricchire e ampliare la nostra cultura, il nostro modo di vivere comportando un maggiore dialogo.
Le città Precolombiane erano delle città senza malvagità, umili, pazienti, pacifiche e tranquille. Erano costituite da persone gracili, deboli, che sopportavano difficilmente i lavori faticosi; erano molto poveri e non desideravano possedere dei beni, infatti non erano né ambiziosi né avidi. Era della gente vivace, libera, capaci di apprendere ogni buon insegnamento.
RispondiEliminaMa da quarant’anni non hanno fatto che uccidere e tormentare questa povera gente innocente; più di dodici milioni di anime, uomini donne e bambini, sono morti in questi anni. I due principali modi con cui hanno ucciso queste popolazioni sono: In primo piano le guerre ingiuste, sanguinose e tiranniche; in secondo luogo la schiavitù, i superstiti diventarono schiavi delle popolazioni conquistatrici.
Ovviamente non sono d’accordo con quello che molti popoli hanno fatto delle città precolombiane. Tutti siamo stati creati allo stesso modo e tutti siamo alla stessa altezza, nessuno ha il diritto di comandare o di eliminare un'altra popolazione. Esse si possono distinguere solamente per le diverse culture, tradizioni e lingue, ma tutti hanno il diritto di vivere in tranquillità senza essere messo in schiavitù o ucciso da un popolazione che voleva conquistare altre città, altri territori. Purtroppo ancora oggi, che siamo nel XXI secolo, ci sono queste eclatanti disparità;delle quali sarà difficile mettere fine!!
Nei secoli l’umanità si è fieramente resa artefice della propria distruzione o meglio dello sterminio di gente che ha ritenuto inferiore. Alla base di tutto questo però vi sta tutt’altra cosa: la brama insaziabile di fama, potere, ricchezza che spesso l’uomo cerca di ottenere a costo di qualsiasi condizione, anche abbandonando i valori civili e soprattutto morali che l’hanno reso tale. In momenti del genere sembra che certa gente perda la ragione e diventi come delle bestie che lottano per una femmina o del cibo, penso che tuttavia si scenda a un livello ancora inferiore perché qui in gioco non c’è niente di paragonabile alla propria sopravvivenza.
RispondiEliminaMa quello che mi stupisce ancor di più è come l’opinione collettiva non reagisca davanti a uno scempio del genere e ancor di più finisce nell’accettare ciò come cosa normale o addirittura necessaria.
Basta voltarci indietro per vedere davanti a noi lo sterminio che i nazisti hanno compiuto nei confronti di ebrei e gente ritenuta di “razza inferiore”. La stessa identica cosa è accaduta cinque secoli prima con il genocidio dei popoli precolombiani e anche allora come ieri tutto è andato procedendo senza alcun ostacolo decisivo: poche centinaia di pazzi fanno quello che vogliono e le restanti centinaia di milioni se ne stanno lì a guardare quello che succede; solo pochi coraggiosi combattono realmente, ma se non c’è un’unità collettiva, se continua ad esistere della gente codarda che pensa a se stessa e se ne frega delle disgrazie altrui, il loro sforzo è reso vano e questo mondo non cambierà mai.
Che cosa dire di quel genocidio? La sola parola dice tutto. Non esiste peggior cosa che approfittare della debolezza altrui a danno del debole stesso.
Bartolomè de Las Casas è stato uno di quei pochi coraggiosi cui ho accennato prima: ha accusato la sua gente ma in particolare come frate domenicano gli stessi cristiani scrivendo direttamente al sovrano spagnolo; tuttavia evidentemente pochissimi l’hanno appoggiato. Accusarlo di avere una mentalità colonialista mi sembra assolutamente inopportuno perché non ha mai parlato di costrizioni e assoggettamenti, ha invece tenuto plausibile l’idea di predicare il cristianesimo e creare uno scambio di idee e culture che mi sembra tutt’altra cosa.
Il pensiero di Michel de Montaigne ci fa invece ben capire che ciò che rivolgiamo con odio contro secondi spesso non riguarda altri che noi stessi.
Nel periodo delle scoperta dell'america i Spagnoli insediandosi nel nuovo continente, America, compiono violenze verso le popolazioni Americane, chiamate Indios.
RispondiEliminaDi fronte a queste violenze cominciarono a levarsi voci di dura condanna, anche dagli stessi Spagnoli.
Fra questi troviamo il frate Bartolomeo Las Casas che rivolge un accorato monito al sovrano affinchè ponga fine a queste violenze; sostenendo anche che Indios e Europei sono uguali.
A contrastare Las Casas ci fu il filosofo Juan Ginès che riteneva gli Indios un popolo inferiore agli Europei a allo stesso momento infidi, promiscui e sanguinari.
Tutte le persone al mondo sono diverse tra loro per lingua,religione,città,tradizioni, carattere...
Ma allo stesso momento sono pure molto simili tra loro perchè vivono nello stesso mondo e tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, senza nessuna distinzione.
Ci sono persone che credono in maniera diversa da come noi potremmo immaginare. Ma è proprio questa diversità che rende il mondo un posto fantastico su cui bisogna vivere, vivere in maniera in maniera onesta,virtuosa, aiutando il prossimo e no uccidendo chi è diverso da noi perchè questo non è un nostro diritto, ma lo è sicuramente vivere in serenità l'uno con l'altro anche se qualcuno è diverso da noi.
mi sembra fondamentale iniziare dicendo che la sottomissione di un popolo per mano di un altro è una cosa vergognosa che tende a privarci della cosa più bella del mondo;la diversità.
RispondiEliminadetto questo vado ad analizzare i testi letti.
Credo che sia l'atteggiamento di las casas che quello di Ginès de sepulveda sia un atteggiamento di sottomissione verso un'altra razza che , come diceva Tzovetan todorov , è diverso ma non per questo inferiore.
Va comunque sottolineato che so la modalità di sottomissione differisce in las casas e in sepulveda.
Infatti las casas, frate domenicano, vedeva negli indigeni un popolo mite e generoso , degno di essere convertito al cristianesimo.
Sepulveda invece credeva che gli indigeni erano inferiori e quindi andavano conquistati con la violenza.
Sepulveda credeva che l'uomo per sua natura tendesse a conquistare i più deboli.
Possiamo paragonare quindi , a parer mio , il suo pensiero a quello dei sofisti.
Come sappiamo infatti i sofisti si confrontarono sulla natura dell'uomo che , proprio per sua natura, tendeva ad opprimere gli altri uomini solo per il proprio bene personale.
Per concludere prendo in prestito le parole di Michel de Montaigne e vi pongo una domanda.
fra gli indios e i conquistatores chi è il barbaro e chi il civilizzato ?
La risposta secondo me non è difficile da dare, sta poi a voi giudicare.
Per genocidio si intendeno "gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso".
RispondiEliminaL'avvenimento di uno sterminio, sia che sia degli ebrei che delle civiltà precolombiane o di qualsiasi altro popolo, è per me da considerare un totale fallimento per l'intera umanità. Per me il rispetto verso gli altri esseri viventi è importante, e pensare che un altro uomo sia inferiore solo perchè appartiene ad un'altra nazione o religione o quant'altro è intollerabile. Chi riesce a pensare una cosa simile, chi perde tutti i valori civili, chi è accecato dal potere e lo vuole ottenere anche uccidendo dei suoi "fratelli", per me non è un uomo, poichè un'uomo è dotato di ragione e sarebbe certamente in grado di capire che siamo tutti uguali, siamo tutti uomini.
La causa del genocidio delle civiltà precolombiane, secondo lo studioso Tzvetan Todorovuno sta "nell'incapacità da parte degli spagnoli di ammettere l'esistenza di un altro mondo, diverso ma non per questo inferiore al loro". Presero posizione anche se su due fronti opposti il filosofo juan Gines e frate domenicano Bartolomè de Las Cacas. Il primo sosteneva la superiorità degli europei sugli indios, il secondo l'uguaglianza tra indios ed europei. Il frate fu però molto contestato perchè se in un primo momento sembra essere schierato con gli indios, in un secondo momento si capisce che anche lui ne conosce una differenza poichè vorrà imporre alle civiltà precolombiane la cultura europea, facendogli un'ulteriore violenza.
Concludo citando una frase di Michel de Montaigne che descrive in pieno il mio pensiero: "chi tra inoffensivi indios e i violenti conquistadores è il barbaro e chi il civilizzato?".
Nel periodo delle esplorazioni e scoperte oltre l’Atlantico, furono scoperte le Americhe ad opera di diversi viaggiatori: il più famoso è stato naturalmente Cristoforo Colombo che nel 1492 scoprì l’America.
RispondiEliminaQueste terre furono molto ricche di nuovi cibi e materiali e molte nazioni europee, in particolare Spagna e Portogallo, non persero l’occasione per poter razziare tutto, sterminando tutte le civiltà che vissero in quel luogo prima degli stermini.
Non mancarono nel corso della storia proteste contro questo modus facendi, anche dagli stessi spagnoli come Bartolomé Las Casas, il quale scrisse nel 1542 la “Brevissima relazione della distruzione delle Indie”.
Egli sosteneva che tutto fosse sbagliato in quello che faceva la sua patria, soprattutto una frase che mi ha colpito è stata: “I cristiani hanno ammazzato e distrutto tante e tali anime, in numero incalcolabile, non da altro guidati che dalla sfrenata brama dell’oro”. Come dargli torto, gli spagnoli non fecero altro che strappare queste terre ai legittimi proprietari in tutti i modi più brutali possibili; neanche i superstiti poterono salvarsi completamente, poiché furono catturati e i superstiti furono resi schiavi in modo terribile tanto che Las Casas la definisce così: “La più orribile e acerba servitù cui uomini o bestie sian mai stati costretti.”
Il filosofo bulgaro Tzvetan Todorov è stato di tutt’altro avviso e nel 1984 ha pubblicato un libro intitolato “La conquista dell’America” in cui argomentava le tesi a favore della guerra.
Sosteneva che gli indiani fossero di una natura inferiore, che praticassero il cannibalismo, che sacrificassero essere umani e che ignorassero la religione cristiana.
Personalmente mi trovo in forte disaccordo con Todorov, poiché ritengo che la vita debba toglierla Dio e non un essere umano e mi ritengo contrario a tutte le razzìe che accaddero nel XVI secolo.
Il genocidio dei popoli sudamericani in occasione della conquista delle Americhe è una delle più grandi vergogne di cui l'umanità si sia mai macchiata. Tuttavia, in un tempo in cui i valori di cui si faceva portatrice la civiltà occidentale erano (non ho paura di dirlo) sbagliati, questo pensiero sarebbe risultato privo di fondamento. La fortuna di cui godiamo noi uomini del 2012 è quella di poter guardare agli errori del passato per essere sicuri di non commeterne nuovamente, e questo genocidio è l'esempio perfetto di ciò. I commenti di Las Casas e Todorov esaminano l'accaduto da diversi punti di vista: mentre il primo tende a giudicare illeggittima la conquista, descrivendo comunque poi i popoli sudamericani "degni di essere assoggettati al Cristianesimo" e lasciando trasparire una punta di razzismo, il secondo si schiera a favore di Gines de Sepulveda, sostenitore della soppressione violenta di tali popoli. Anche se meno evidentemente, anche il pensiero dell'"encomendero pentito" Las Casas nasconde un errore di fondo; egli infatti, anche sostenendo che l'uso della violenza contro gli indios sia stato sbagliato e deplorevole, rivela un'intenzione tipica dell'uomo occidentale medio di quel periodo, ovvero quella di cambiare le abitudini di un popolo, che viene così definito implicitamente inferiore. In conclusione, sterminare un popolo, o comunque pretendere di sostituirne i valori con altri ritenuti "più giusti" sono azioni ingiustificabili non solo da un punto di vista biologico (in quanto riducono il numero di membri della propria specie), ma soprattutto umano.
RispondiEliminaOggi vengono ricordati milioni e milioni di Indios massacrati violentemente dalla sete di conquista degli Europei. Per fortuna, c'è sempre qualcuno che si oppone alla violenza, e così fu anche allora, nonostante corressero tempi bui. Uno di questi : Las Casas, entrato nell'ordine domenicano e giunto nel nuovo mondo come colono , voleva operare in favore dei diritti degli Indios. Nella sua "Brevissima relazione della distruzione delle Indie" si rivolse al re e all'imperatore Carlo V, affinché ponesse fine ai massacri, spiegandogli che gli Indios erano esseri umani e che potevano essere avvicinati alla cultura ed ai costumi degli Europei ; e in quanto uomini buoni, e che privi di ambizioni e di avidità , avevano attitudine a ricevere la fede cattolica . Nonostante le capacità persuasive di Las Casas , la voglia sfrenata d'oro era così grande da non guardare in faccia nessuno. Io credo che se solo loro avessero guardato negli occhi di tali uomini l'anima lasciare il corpo, avrebbero capito che la morte di uomini innocenti non puo' essere giustificata da un vile desiderio di ricchezza e di conquista. Purtroppo i conquistadores non volevano ammettere l'esistenza di altre civiltà, di uno altro mondo diverso dal loro. Fu così che si profilarono due tesi opposte che si si fronteggiarono nella controversia di Valladolid. Due filosofi contrapposti, il primo Sepulveda , che giudicava gli Indios come esseri inferiori. Il secondo , Las Casas , che li riteneva uguali agli europei. Secondo me, entrambi avevano torto perché nessuno dei due era disposto a riconoscere e ad accettare le differenze e le peculiarità degli Indios. La paura del diverso nella storia , non soltanto quella dei conquistadores, ha prodotto costantemente tragedie immani e genocidio. Persino, per esempio, alla persecuzione contro gli ebrei o alla partaid in Sud-Africa. Finché l'uomo non impererà a riconoscere nell'altro un proprio simile e finché non capirà che chi ci appare diverso puo' costituire per noi opportunità , arricchimento, conoscenza ; non potremo mai dire che l'essere umano abbia raggiunto un sufficiente livello di maturità.
RispondiEliminaNel 1492, anno in cui si susseguirono numerose spedizioni, finanziate da spagnoli e portoghesi, vi era lo scopo di esplorare nuovi territori. Solo nel 1497, si raggiunsero le coste settentrionali del continente americano, continente popolato dagli indigeni. La violenza delle armi, la diffusione di malattie, la devastazione del sistema produttivo, l’introduzione della servitù e della schiavitù indotte dalle invasioni europee nel XVI sec comportarono alla progressione distruzione culturale e fisica di questo popolo, tanto da causare una riduzione della popolazione da 20 a 1. Come detto prima, questa immensa perdita di vita, fu accompagnata dalla distruzione culturale. Si proibirono infatti, le religioni native, si distrussero i monumenti e le stupende città. I conquistatores reputavano gli indigeni esseri inferiori, a mezza strada fra l’uomo e l’animale. Ciò che maggiormente mi stupisce, è l’indifferenza da parte della Chiesa. Accanto ad ogni conquistatores, infatti, vi era un frate, di solito un francescano o un domenicano; nei territori sottomessi e “pacificati” accanto al governatore civile spagnolo vi era un vescovo, incaricato di organizzare in diocesi e in parrocchie le province e i villaggi degli Indios. A tal proposito, un vescovo spagnolo, Bartolomè de Las Casas, nato a Siviglia nel 1484, domenicano, fa conoscere ai suoi connazionali e all’Europa intera, la faccia nascosta della conquista del “nuovo mondo”. Particolare scalpore, fu dovuto alla “Brevissima relazione della distruzione delle Indie” pubblicata nel 1542 in seguito alla richiesta all’imperatore Carlo V di sollecitare un intervento legislativo e far cessare così questi soprusi. La decisione del sovrano di ordinare la sospensione di tutte le conquiste al di là dell’Atlantico fu determinata dal fatto che le tesi di Las Casa vennero controbattute dall’umanista Juan Gines de Sepulveda. Considerava gli Indios non come uomini bensì come degli esseri inferiori ai bianchi e tanto lontani dalla civiltà europea. Li considerava crudeli, sleali, barbari accusandoli perfino di cannibalismo. Le tesi di Sepulveda erano quindi, contrapposte a quelle del Las de Casas, il quale, sosteneva che gli Indios fossero uomini come gli europei, dotati degli stessi diritti. Personalmente, sostengo quest’ultima tesi. Tutti quanti, senza distinzione di razza o religione, abbiamo gli stessi diritti. Inoltre, ritengo che elementi di diversità culturale possano arricchire e ampliare la nostra cultura, il nostro modo di vivere comportando un maggiore dialogo.
RispondiEliminaMi scuso per il ritardo, ma non riuscivo a pubblicare
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