Secondo Socrate, dal punto di vista etico, il male fosse causato dalle disconoscenza del bene e che una volta conosciuto il bene non fosse possibile astenersi e quindi all'agire moralmente e chi pecca lo fa pensando di fare bene.
Come possiamo definire qualcosa giusto o sbagliato ? Come possiamo distinguere il bene dal male? Socrate vedeva nel bene" la ricerca razionale delle condizioni dell'agire morale" perché, come dichiara socrate, una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Il male invece è l'ignoranza del bene e si manifesta solo quando l'individuo stesso pensa di fare del bene, se non agli altri almeno a se stesso, agendo inconsciamente nel male. Socrate aggiunse che una volta intrapresa la via del bene non si può far altro che percorrerla fino in fondo, fino al raggiungimento della felicità. Io credo che non si possa parlare in generale di bene ,male e soprattutto felicità. Sono concetti che cambiano a seconda della persona che li espone. Una persona rispetto ad un'altra può avere un concetto diverso di bene, che può assumere un significato ,una forma,un'utilità diversa. Così come la felicità. E' uno stato d'animo che può essere raggiunto percorrendo strade diverse , ma l'arrivo è uguale per tutti . Nessuno però riuscirà mai a finire la gara , a raggiungere il traguardo. l'uomo infatti,per natura, è l'eterno insoddisfatto. l'incapacità dell'uomo di essere felice si deve a pretese di vita troppo elevate. Il più spesso delle volte,però,l'uomo cerca la felicità ma non sa di averla. Infatti l'uomo che cerca la felicità perde di vista l'obbiettivo della ricerca;la felicità stessa. Ma allora può essere che la felicità si celi nella ricerca della stessa ? Può essere che la felicità sia nelle persone, negli avvenimenti, nella crescita interiore che avviene durante il percorso di ricerca ?
Come si fa a capire se un qualcosa è bene o male?? Socrate ha provato a dare una spiegazione, o per lo più ha espresso la sua idea, su questo. Prima di tutto si deve dire che per Socrate il bene rappresenta una “ricerca razionale”, cioè una ricerca che non sia mai soddisfatta dei risultati di volta in volta raggiunti. Poiché per lui una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Mentre il male sarebbe l’ignoranza di sé, cioè andare contro egli stesso. Ma questo cambia di persona in persona, di conseguenza non si può generalizzare quando si parla di bene e male. Ognuno di noi, essendo conoscenti di noi stessi potrà capire qual è il bene e il male per lui.
Intorno al bene e al male Socrate costruì una riflessione particolare e ben schematica: in questa concezione emerge che il bene e il male sono universalmente ben definiti e non confondibili. È l’uomo che, nella sua ignoranza, non riesce a distinguerli mettendosi in mente l’idea che il bene sia l’uno o l’altra cosa. Io personalmente noto nella riflessione Socratica un profondissimo ragionamento che non ha assolutamente delle basi astratte; al contrario si fonda su delle convinzioni concrete e inconfutabili. Ad esempio l’idea che ogni uomo compie qualsiasi gesto al fine di raggiungere la felicità e che a sua volta la felicità si ottiene facendo il bene è assolutamente vera. Riguardo all’ultima affermazione sulla felicità – bene vorrei ora fermarmi per chiarire l’idea. Si potrebbe infatti chiedere: l’uomo se compie il male non può essere felice? La mia risposta è negativa e spiego pure il motivo: Comincio intanto dicendo che non possono essere costruiti un bene e un male “ad personam” cioè questi esistono a livello universale e la loro differenza è netta, contrastante; ciò che è bene non può essere male e viceversa. Io non posso inoltre convincermi che una determinata cosa ritenuta virtù lo sia realmente a causa della mia ignoranza intorno a queste due cose. Dicendo questo si può tuttavia notare una realtà discordante riguardo a ciò che dico sia reale e a quella che l’uomo conosce: infatti, se egli non conosce sia il bene che il male come potrà mai seguire con certezza l’una o l’altra cosa? In questo Socrate aveva già dato una risposta individuando la presenza di un “demone” in ognuno di noi o meglio di un’entità divina che ci suggerisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: oggi tutti noi la chiamiamo coscienza. Ora collegandomi a quello che dicevo prima, perché un uomo è portato a compiere il bene e perché ciò rende felice realmente? Spiego il tutto facendo un esempio abbastanza semplice. L’omicidio è nel pensiero comune un qualcosa di negativo, al punto che anche nelle leggi è considerato un crimine ed è quindi punito. Questa considerazione non è però universale perché vi è della gente, seppur in minoranza, che ritiene l’uccisione di un altro uomo un bene, ad esempio l’omicida stesso. L’assassino infatti uccide pensando di compiere il bene, sa di fatto che l’opinione comune ritenga ciò un male ma dà ascolto al proprio istinto: uccidendo quell’uomo farà il suo bene e pensa che sarà felice. Non toccherà però la felicità, per cui o continuerà a sbagliare al fine di raggiungerla oppure darà ascolto alla sua coscienza la quale gli rivela che ciò che fa corrisponde al male. Sono tanti gli assassini che spontaneamente si sono pentiti di quello che hanno fatto perché hanno dato ascolto al loro cuore, sono purtroppo però tanti anche quelli che inutilmente cercano questa gioia non ascoltando la propria coscienza: questi uomini pensano di compiere il bene (in una sfera prettamente egoistica) ma fanno il male poiché sono infelici e ignorano quel “demone” che Socrate aveva sentito da quand’era ragazzo. L’esempio sicuramente non rappresenta altro che una goccia rispetto all’oceano in cui viviamo ma tengo a precisare che la goccia e l’oceano sono fatti della stessa materia.
Il bene è in genere riconosciuto come sinonimo di positività. Il male, invece, essendo visto come l'opposto del bene, esiste come suo contrario, appunto come negatività. Queste sono le definizioni che oggettivamente vengono date al bene e al male, ma io concordo in realtà con il relativismo, ovvero con la posizione che presero filosofi come ad esempio Protagora. Infatti credo che il bene è soggettivo, poiché dipende sia dal contesto della situazione in cui ci troviamo, sia dal nostro modo di ragionare e di vedere le cose. Ogni uomo, essendo diverso da un altro ha un suo pensiero che non sempre concorda con quello altrui. Credo che quello che la legge ci impone o che è considerato bene, perchè è stato stabilito così da sempre, non sia altro che la concezione di "bene" che il numero più alto degli uomini ha considerato tale. Ma per me in realtà non esiste un criterio che stabilisce verità assolute e criteri di giudizio su ciò che e bene e su ciò che è male in maniera oggettiva. Ad esempio un'azione che oggettivamente è considerata "giusta" non è detto che lo sia. Tutto sta nel pensiero della persona che la compie: se la persona la compie per fare del per un "buon" fine, è giusta, ma se le sue ragioni più profonde sono collegabili al "compiere del male" questa non è più "una buona azione". In poche parole, voglio dire che il motivo per cui si compie un'azione è uno degli elementi per me principali che determinano ciò che è bene e ciò che male verso un'altro individuo, ma non sempre il bene verso gli altri corrisponde al bene verso noi stessi.
Non solo i filosofi, ma anche le persone comuni, da sempre, si sono poste domande sul bene e sul male. già nel VIII-VII secolo a.C si ha una riflessione morale: infatti molti filosofi e persino sovrani, come Solone, erano arrivati a formare l'idea di giustizia, di diritto, di rettitudine morale. Col trascorrere degli anni, queste idee si consolidano ,infatti una svolta decisiva si ha con Socrate. Egli indaga intorno all'essenza del bene e della virtù , l'unica via per raggiungere la felicità.Anzi secondo lui solo con l'agire virtuoso si può raggiungere la conoscenza. Per Socrate non si compie il male volontariamente, perché nessuno desidera l'infelicità: il male è la conseguenza dell'ignoranza del bene. Come si vede, il tema della morale, dunque, è stato sempre oggetto di attenzione e di analisi per filosofi ed intellettuali di ogni epoca, i quali se ne sono occupati e se ne occupano per indurre l'uomo alla riflessione , non solo sulle proprie origini, sul proprio ruolo ma anche sul senso della vita e sulle scelte da compiere lungo il percorso. Anche i "comuni mortali" l'uomo della strada, insomma, tutti noi , di tanto intanto, ci ritroviamo a riflettere sulla morale , con esiti notevolmente diversi. Alcuni scacciano via il pensiero del bene e del male perché non vogliono mettere in discussione le proprie azioni, spesso non conformi alla morale.Altri giustificano il loro operato come necessario e così tranquillizzano la propria coscienza. Poi ci sono coloro che , guidati da una fede religiosa, ad essa si attengono per scegliere il bene o il male. Anch'io ,spesso, mi pongo domande sulla morale. MI chiedo ,per esempio, se la morale sia o no uguale per tutti se le sue regole siano universali; sempre uguali cioè nel tempo e nello spazio. Mi chiedo ,anche, se c'è un confine netto tra bene e male o se invece tra questi due concetti si possono interporre tante sfumature. Le risposte a queste mie domande spesso variano, col variare dell'età e delle situazioni. Non credo che la morale abbia regole statiche e universali. Ciò che era considerato immorale un secolo fa , oggi è costume comune a tutti . Credo però che ci siano per l'uomo dei principi basilari , dei tabu sempre validi in tutte le epoche: per esempio non si deve uccidere, non si deve rubare. Un'altra cosa di cui sono convinto è che tutti dovremmo cercare di avere il senso della giustizia e del rispetto per il nostro prossimo e per la natura. Quando poi si tratta di scegliere tra il bene e il male, penso che dovremmo farci guidare nella scelta da un solo obbiettivo: il bene comune piuttosto che il misero interesse personale. Per questo amo Socrate che aveva la capacità di indurre gli altri alla riflessione e con l'arte della Maieutica , tirava fuori le opinioni degli interlocutori, confutandole .
Analizzare le teorie di Socrate sul bene e sul male è alquanto difficile, poiché potrebbero nascere dei paradossi. Egli sosteneva che l’uomo, per essere in sintonia con se stesso, doveva percorrere la via del bene. Infatti proprio lui fu l’esempio più evidente dell’applicazione di queste “regole”. Pur di non compiere del male e per essere coerente con se stesso, ha preferito la morte con la cicuta piuttosto che scappare da Atene. Ovviamente non mancarono altre azioni dell’applicazione bene prima della sua morte, arrivando perfino a parlare con il demone, il demone socratico. Non era altro che una voce interiore che si faceva sentire per dissuaderlo dal compiere certe azioni, una sorta di coscienza. Personalmente penso che il bene sia soggettivo, poiché ciò che per una persona è bene, per un’altra può essere male e viceversa. Nella mia vita, però, cerco di praticare sempre il bene, poiché come diceva Seneca: “Dovunque c'è un uomo, c'è l'occasione per fare del bene.”
La nostra giornata come anche la nostra vita è costituita da momenti che raffigurano il nostro modo di essere: la virtù, la conoscenza, il bene,il male, la felicità. Ma cosa sono realmente queste cose? Socrate diceva che questi comportamenti derivano dalla consapevolezza del soggetto di possederli. Per esempio per essere coraggiosi occorre conoscere cosa sia il coraggio. Ma la tesi di Socrate si può ritenere reale? Questa tesi non è del tutta giusta, perchè alcuni comportamenti come il coraggio, il bene , il male per attuarli bisogna saperli riconoscere, come dice Socrate. Invece per esempio la felicità è un sentimento che vive dentro di noi e secondo me non basta solo saperlo conoscere ma saperlo coltivare, perchè non si può dare una definizione alla felicità in quanto significherebbe che solo chi conosce il significato di felicità può essere felice... quindi l'unico significato che si può cercare della parola felicità è quello letterale e lo si può trovare nel dizionario!
La vita dell'uomo è costellata da una miriade di avvenimenti, scoperte, domande che ci spingono a ricercar, pensare. Ci sono domande alle quali e facile trovare risposta, altre meno. A tal proposito, Socrate, si domandava cosa fosse il bene e il male. La risposta a tale interrogativo viene riassunta in una fraseù:"conosci te stesso". Secondo l'autore, infatti, solo conoscendo noi stessi, la nostra anima, possiamo cogliere la differenza tra bene e male. Il bene di Socrate è strettamente legato all'agire razionale che porta l'uomo alla conoscenza di se e degli altri. L'uomo felice, è allo stesso tempo un uomo saggio, virtuoso e razionale. Alla base di tale bene vi è la ricerca costante e razionale dell'agire morale. Senza tale ricerca, per Socrate, infatti, la vita perde il suo vero senso. Il male invece consiste nella rinuncia della razionalità da parte dell'uomo, che si ostina a percorrere una diversa via fatta di ignoranza e schiavitù. Seconso me non esiste una linea assoluta, una definizione precisa nè di cosa sia il bene, nè di cosa sia il male. Ognuno di noi ha un modo diverso di percepire le cose, parole, emozioni. Per me, è bene tutto ciò che trova un giusto equilibrio con i miei pensieri, credenza e idee. Mentre il male, è per me rappresentato da tutto ciò che cerca di smantellare, annullare tutti i valori sui quali costruscono la mia vita.
Se ci caliamo all'interno della visione socratica per quanto riguarda l'etica, possiamo accorgerci facilmente di come essa tenda a rendere bene e male valori assoluti; secondo Socrate, infatti, dato un bene "x", è impossibile non compierlo se lo si conosce. Il non compimento del bene può solo derivare dalla sua non conoscenza. Ma come possiamo identificare con precisione il bene e il male? In linea di massima, Socrate si limita a rispondere a questa domanda identificando nel bene la possibilità dell'uomo di intraprendere la via della ricerca, non chiarendo tuttavia la natura di questi valori. Riflettendo sulle azioni e sui comportamenti solitamente indicati come "bene", non possiamo negare che esistano dei valori universalmente riconosciuti tra le "buone azioni", ad esempio aiutare gente meno fortunata a causa di infortuni o difficoltà economiche, così come comportamenti come la violenza non possono non essere considerati "male"; tuttavia dobbiamo guardare anche a quell'infinità di comportamenti ambigui sul giudizio dei quali il pensiero personale è determinante, e che risultano difficili da identificare nel bene o nel male. Da questo punto di vista, neanche il pragmatismo di Protagora è esaustivo riguardo questa questione, perchè neanche l'utilità di un'azione ad un'intera comunità garantisce che l'azione stessa equivalga al bene. Insomma, l'identità di questi due valori dipende in gran parte dall'opinione del singolo individuo; tuttavia, ripeto, esistono modi di agire che sono universalmente riconosciuti facenti parte di uno dei due valori stessi, e che possiamo dire con certezza essere "bene" o "male".
Non solo i filosofi, ma anche le persone comuni, da sempre, si sono poste domande sul bene e sul male. già nel VIII-VII secolo a.C si ha una riflessione morale: infatti molti filosofi e persino sovrani, come Solone, erano arrivati a formare l'idea di giustizia, di diritto, di rettitudine morale. Col trascorrere degli anni, queste idee si consolidano ,infatti una svolta decisiva si ha con Socrate. Egli indaga intorno all'essenza del bene e della virtù , l'unica via per raggiungere la felicità.Anzi secondo lui solo con l'agire virtuoso si può raggiungere la conoscenza. Per Socrate non si compie il male volontariamente, perché nessuno desidera l'infelicità: il male è la conseguenza dell'ignoranza del bene. Come si vede, il tema della morale, dunque, è stato sempre oggetto di attenzione e di analisi per filosofi ed intellettuali di ogni epoca, i quali se ne sono occupati e se ne occupano per indurre l'uomo alla riflessione , non solo sulle proprie origini, sul proprio ruolo ma anche sul senso della vita e sulle scelte da compiere lungo il percorso. Anche i "comuni mortali" l'uomo della strada, insomma, tutti noi , di tanto intanto, ci ritroviamo a riflettere sulla morale , con esiti notevolmente diversi. Alcuni scacciano via il pensiero del bene e del male perché non vogliono mettere in discussione le proprie azioni, spesso non conformi alla morale.Altri giustificano il loro operato come necessario e così tranquillizzano la propria coscienza. Poi ci sono coloro che , guidati da una fede religiosa, ad essa si attengono per scegliere il bene o il male. Anch'io ,spesso, mi pongo domande sulla morale. MI chiedo ,per esempio, se la morale sia o no uguale per tutti se le sue regole siano universali; sempre uguali cioè nel tempo e nello spazio. Mi chiedo ,anche, se c'è un confine netto tra bene e male o se invece tra questi due concetti si possono interporre tante sfumature. Le risposte a queste mie domande spesso variano, col variare dell'età e delle situazioni. Non credo che la morale abbia regole statiche e universali. Ciò che era considerato immorale un secolo fa , oggi è costume comune a tutti . Credo però che ci siano per l'uomo dei principi basilari , dei tabu sempre validi in tutte le epoche: per esempio non si deve uccidere, non si deve rubare. Un'altra cosa di cui sono convinto è che tutti dovremmo cercare di avere il senso della giustizia e del rispetto per il nostro prossimo e per la natura. Quando poi si tratta di scegliere tra il bene e il male, penso che dovremmo farci guidare nella scelta da un solo obbiettivo: il bene comune piuttosto che il misero interesse personale. Per questo amo Socrate che aveva la capacità di indurre gli altri alla riflessione e con l'arte della Maieutica , tirava fuori le opinioni degli interlocutori, confutandole .
Secondo Socrate, dal punto di vista etico, il male fosse causato dalle disconoscenza del bene e che una volta conosciuto il bene non fosse possibile astenersi e quindi all'agire moralmente e chi pecca lo fa pensando di fare bene.
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RispondiEliminaCome possiamo definire qualcosa giusto o sbagliato ?
RispondiEliminaCome possiamo distinguere il bene dal male?
Socrate vedeva nel bene" la ricerca razionale delle condizioni dell'agire morale" perché, come dichiara socrate, una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.
Il male invece è l'ignoranza del bene e si manifesta solo quando l'individuo stesso pensa di fare del bene, se non agli altri almeno a se stesso, agendo inconsciamente nel male.
Socrate aggiunse che una volta intrapresa la via del bene non si può far altro che percorrerla fino in fondo, fino al raggiungimento della felicità.
Io credo che non si possa parlare in generale di bene ,male e soprattutto felicità.
Sono concetti che cambiano a seconda della persona che li espone.
Una persona rispetto ad un'altra può avere un concetto diverso di bene, che può assumere un significato ,una forma,un'utilità diversa.
Così come la felicità.
E' uno stato d'animo che può essere raggiunto percorrendo strade diverse , ma l'arrivo è uguale per tutti .
Nessuno però riuscirà mai a finire la gara , a raggiungere il traguardo.
l'uomo infatti,per natura, è l'eterno insoddisfatto.
l'incapacità dell'uomo di essere felice si deve a pretese di vita troppo elevate.
Il più spesso delle volte,però,l'uomo cerca la felicità ma non sa di averla.
Infatti l'uomo che cerca la felicità perde di vista l'obbiettivo della ricerca;la felicità stessa.
Ma allora può essere che la felicità si celi nella ricerca della stessa ?
Può essere che la felicità sia nelle persone, negli avvenimenti, nella crescita interiore che avviene durante il percorso di ricerca ?
Come si fa a capire se un qualcosa è bene o male??
RispondiEliminaSocrate ha provato a dare una spiegazione, o per lo più ha espresso la sua idea, su questo.
Prima di tutto si deve dire che per Socrate il bene rappresenta una “ricerca razionale”, cioè una ricerca che non sia mai soddisfatta dei risultati di volta in volta raggiunti. Poiché per lui una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Mentre il male sarebbe l’ignoranza di sé, cioè andare contro egli stesso.
Ma questo cambia di persona in persona, di conseguenza non si può generalizzare quando si parla di bene e male. Ognuno di noi, essendo conoscenti di noi stessi potrà capire qual è il bene e il male per lui.
Intorno al bene e al male Socrate costruì una riflessione particolare e ben schematica: in questa concezione emerge che il bene e il male sono universalmente ben definiti e non confondibili. È l’uomo che, nella sua ignoranza, non riesce a distinguerli mettendosi in mente l’idea che il bene sia l’uno o l’altra cosa.
RispondiEliminaIo personalmente noto nella riflessione Socratica un profondissimo ragionamento che non ha assolutamente delle basi astratte; al contrario si fonda su delle convinzioni concrete e inconfutabili.
Ad esempio l’idea che ogni uomo compie qualsiasi gesto al fine di raggiungere la felicità e che a sua volta la felicità si ottiene facendo il bene è assolutamente vera.
Riguardo all’ultima affermazione sulla felicità – bene vorrei ora fermarmi per chiarire l’idea.
Si potrebbe infatti chiedere: l’uomo se compie il male non può essere felice? La mia risposta è negativa e spiego pure il motivo:
Comincio intanto dicendo che non possono essere costruiti un bene e un male “ad personam” cioè questi esistono a livello universale e la loro differenza è netta, contrastante; ciò che è bene non può essere male e viceversa. Io non posso inoltre convincermi che una determinata cosa ritenuta virtù lo sia realmente a causa della mia ignoranza intorno a queste due cose.
Dicendo questo si può tuttavia notare una realtà discordante riguardo a ciò che dico sia reale e a quella che l’uomo conosce: infatti, se egli non conosce sia il bene che il male come potrà mai seguire con certezza l’una o l’altra cosa? In questo Socrate aveva già dato una risposta individuando la presenza di un “demone” in ognuno di noi o meglio di un’entità divina che ci suggerisce ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: oggi tutti noi la chiamiamo coscienza.
Ora collegandomi a quello che dicevo prima, perché un uomo è portato a compiere il bene e perché ciò rende felice realmente? Spiego il tutto facendo un esempio abbastanza semplice.
L’omicidio è nel pensiero comune un qualcosa di negativo, al punto che anche nelle leggi è considerato un crimine ed è quindi punito. Questa considerazione non è però universale perché vi è della gente, seppur in minoranza, che ritiene l’uccisione di un altro uomo un bene, ad esempio l’omicida stesso. L’assassino infatti uccide pensando di compiere il bene, sa di fatto che l’opinione comune ritenga ciò un male ma dà ascolto al proprio istinto: uccidendo quell’uomo farà il suo bene e pensa che sarà felice. Non toccherà però la felicità, per cui o continuerà a sbagliare al fine di raggiungerla oppure darà ascolto alla sua coscienza la quale gli rivela che ciò che fa corrisponde al male. Sono tanti gli assassini che spontaneamente si sono pentiti di quello che hanno fatto perché hanno dato ascolto al loro cuore, sono purtroppo però tanti anche quelli che inutilmente cercano questa gioia non ascoltando la propria coscienza: questi uomini pensano di compiere il bene (in una sfera prettamente egoistica) ma fanno il male poiché sono infelici e ignorano quel “demone” che Socrate aveva sentito da quand’era ragazzo.
L’esempio sicuramente non rappresenta altro che una goccia rispetto all’oceano in cui viviamo ma tengo a precisare che la goccia e l’oceano sono fatti della stessa materia.
Il bene è in genere riconosciuto come sinonimo di positività. Il male, invece, essendo visto come l'opposto del bene, esiste come suo contrario, appunto come negatività. Queste sono le definizioni che oggettivamente vengono date al bene e al male, ma io concordo in realtà con il relativismo, ovvero con la posizione che presero filosofi come ad esempio Protagora. Infatti credo che il bene è soggettivo, poiché dipende sia dal contesto della situazione in cui ci troviamo, sia dal nostro modo di ragionare e di vedere le cose. Ogni uomo, essendo diverso da un altro ha un suo pensiero che non sempre concorda con quello altrui. Credo che quello che la legge ci impone o che è considerato bene, perchè è stato stabilito così da sempre, non sia altro che la concezione di "bene" che il numero più alto degli uomini ha considerato tale. Ma per me in realtà non esiste un criterio che stabilisce verità assolute e criteri di giudizio su ciò che e bene e su ciò che è male in maniera oggettiva. Ad esempio un'azione che oggettivamente è considerata "giusta" non è detto che lo sia. Tutto sta nel pensiero della persona che la compie: se la persona la compie per fare del per un "buon" fine, è giusta, ma se le sue ragioni più profonde sono collegabili al "compiere del male" questa non è più "una buona azione". In poche parole, voglio dire che il motivo per cui si compie un'azione è uno degli elementi per me principali che determinano ciò che è bene e ciò che male verso un'altro individuo, ma non sempre il bene verso gli altri corrisponde al bene verso noi stessi.
RispondiEliminaNon solo i filosofi, ma anche le persone comuni, da sempre, si sono poste domande sul bene e sul male. già nel VIII-VII secolo a.C si ha una riflessione morale: infatti molti filosofi e persino sovrani, come Solone, erano arrivati a formare l'idea di giustizia, di diritto, di rettitudine morale. Col trascorrere degli anni, queste idee si consolidano ,infatti una svolta decisiva si ha con Socrate. Egli indaga intorno all'essenza del bene e della virtù , l'unica via per raggiungere la felicità.Anzi secondo lui solo con l'agire virtuoso si può raggiungere la conoscenza. Per Socrate non si compie il male volontariamente, perché nessuno desidera l'infelicità: il male è la conseguenza dell'ignoranza del bene. Come si vede, il tema della morale, dunque, è stato sempre oggetto di attenzione e di analisi per filosofi ed intellettuali di ogni epoca, i quali se ne sono occupati e se ne occupano per indurre l'uomo alla riflessione , non solo sulle proprie origini, sul proprio ruolo ma anche sul senso della vita e sulle scelte da compiere lungo il percorso.
RispondiEliminaAnche i "comuni mortali" l'uomo della strada, insomma, tutti noi , di tanto intanto, ci ritroviamo a riflettere sulla morale , con esiti notevolmente diversi. Alcuni scacciano via il pensiero del bene e del male perché non vogliono mettere in discussione le proprie azioni, spesso non conformi alla morale.Altri giustificano il loro operato come necessario e così tranquillizzano la propria coscienza. Poi ci sono coloro che , guidati da una fede religiosa, ad essa si attengono per scegliere il bene o il male.
Anch'io ,spesso, mi pongo domande sulla morale. MI chiedo ,per esempio, se la morale sia o no uguale per tutti se le sue regole siano universali; sempre uguali cioè nel tempo e nello spazio. Mi chiedo ,anche, se c'è un confine netto tra bene e male o se invece tra questi due concetti si possono interporre tante sfumature. Le risposte a queste mie domande spesso variano, col variare dell'età e delle situazioni. Non credo che la morale abbia regole statiche e universali. Ciò che era considerato immorale un secolo fa , oggi è costume comune a tutti . Credo però che ci siano per l'uomo dei principi basilari , dei tabu sempre validi in tutte le epoche: per esempio non si deve uccidere, non si deve rubare. Un'altra cosa di cui sono convinto è che tutti dovremmo cercare di avere il senso della giustizia e del rispetto per il nostro prossimo e per la natura. Quando poi si tratta di scegliere tra il bene e il male, penso che dovremmo farci guidare nella scelta da un solo obbiettivo: il bene comune piuttosto che il misero interesse personale. Per questo amo Socrate che aveva la capacità di indurre gli altri alla riflessione e con l'arte della Maieutica , tirava fuori le opinioni degli interlocutori, confutandole .
Analizzare le teorie di Socrate sul bene e sul male è alquanto difficile, poiché potrebbero nascere dei paradossi.
RispondiEliminaEgli sosteneva che l’uomo, per essere in sintonia con se stesso, doveva percorrere la via del bene. Infatti proprio lui fu l’esempio più evidente
dell’applicazione di queste “regole”.
Pur di non compiere del male e per essere coerente con se stesso, ha preferito la morte con la cicuta piuttosto che scappare da Atene.
Ovviamente non mancarono altre azioni dell’applicazione bene prima della sua morte, arrivando perfino a parlare con il demone, il demone socratico. Non era altro che una voce interiore che si faceva sentire per dissuaderlo dal compiere certe azioni, una sorta di coscienza.
Personalmente penso che il bene sia soggettivo, poiché ciò che per una persona è bene, per un’altra può essere male e viceversa.
Nella mia vita, però, cerco di praticare sempre il bene, poiché come diceva Seneca: “Dovunque c'è un uomo, c'è l'occasione per fare del bene.”
La nostra giornata come anche la nostra vita è costituita da momenti che raffigurano il nostro modo di essere: la virtù, la conoscenza, il bene,il male, la felicità.
RispondiEliminaMa cosa sono realmente queste cose?
Socrate diceva che questi comportamenti derivano dalla consapevolezza del soggetto di possederli.
Per esempio per essere coraggiosi occorre conoscere cosa sia il coraggio.
Ma la tesi di Socrate si può ritenere reale?
Questa tesi non è del tutta giusta, perchè alcuni comportamenti come il coraggio, il bene , il male per attuarli bisogna saperli riconoscere, come dice Socrate.
Invece per esempio la felicità è un sentimento che vive dentro di noi e secondo me non basta solo saperlo conoscere ma saperlo coltivare, perchè non si può dare una definizione alla felicità in quanto significherebbe che solo chi conosce il significato di felicità può essere felice... quindi l'unico significato che si può cercare della parola felicità è quello letterale e lo si può trovare nel dizionario!
La vita dell'uomo è costellata da una miriade di avvenimenti, scoperte, domande che ci spingono a ricercar, pensare. Ci sono domande alle quali e facile trovare risposta, altre meno. A tal proposito, Socrate, si domandava cosa fosse il bene e il male. La risposta a tale interrogativo viene riassunta in una fraseù:"conosci te stesso". Secondo l'autore, infatti, solo conoscendo noi stessi, la nostra anima, possiamo cogliere la differenza tra bene e male. Il bene di Socrate è strettamente legato all'agire razionale che porta l'uomo alla conoscenza di se e degli altri. L'uomo felice, è allo stesso tempo un uomo saggio, virtuoso e razionale. Alla base di tale bene vi è la ricerca costante e razionale dell'agire morale. Senza tale ricerca, per Socrate, infatti, la vita perde il suo vero senso. Il male invece consiste nella rinuncia della razionalità da parte dell'uomo, che si ostina a percorrere una diversa via fatta di ignoranza e schiavitù. Seconso me non esiste una linea assoluta, una definizione precisa nè di cosa sia il bene, nè di cosa sia il male. Ognuno di noi ha un modo diverso di percepire le cose, parole, emozioni. Per me, è bene tutto ciò che trova un giusto equilibrio con i miei pensieri, credenza e idee. Mentre il male, è per me rappresentato da tutto ciò che cerca di smantellare, annullare tutti i valori sui quali costruscono la mia vita.
RispondiEliminaSe ci caliamo all'interno della visione socratica per quanto riguarda l'etica, possiamo accorgerci facilmente di come essa tenda a rendere bene e male valori assoluti; secondo Socrate, infatti, dato un bene "x", è impossibile non compierlo se lo si conosce. Il non compimento del bene può solo derivare dalla sua non conoscenza. Ma come possiamo identificare con precisione il bene e il male? In linea di massima, Socrate si limita a rispondere a questa domanda identificando nel bene la possibilità dell'uomo di intraprendere la via della ricerca, non chiarendo tuttavia la natura di questi valori. Riflettendo sulle azioni e sui comportamenti solitamente indicati come "bene", non possiamo negare che esistano dei valori universalmente riconosciuti tra le "buone azioni", ad esempio aiutare gente meno fortunata a causa di infortuni o difficoltà economiche, così come comportamenti come la violenza non possono non essere considerati "male"; tuttavia dobbiamo guardare anche a quell'infinità di comportamenti ambigui sul giudizio dei quali il pensiero personale è determinante, e che risultano difficili da identificare nel bene o nel male.
RispondiEliminaDa questo punto di vista, neanche il pragmatismo di Protagora è esaustivo riguardo questa questione, perchè neanche l'utilità di un'azione ad un'intera comunità garantisce che l'azione stessa equivalga al bene. Insomma, l'identità di questi due valori dipende in gran parte dall'opinione del singolo individuo; tuttavia, ripeto, esistono modi di agire che sono universalmente riconosciuti facenti parte di uno dei due valori stessi, e che possiamo dire con certezza essere "bene" o "male".
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EliminaNon solo i filosofi, ma anche le persone comuni, da sempre, si sono poste domande sul bene e sul male. già nel VIII-VII secolo a.C si ha una riflessione morale: infatti molti filosofi e persino sovrani, come Solone, erano arrivati a formare l'idea di giustizia, di diritto, di rettitudine morale. Col trascorrere degli anni, queste idee si consolidano ,infatti una svolta decisiva si ha con Socrate. Egli indaga intorno all'essenza del bene e della virtù , l'unica via per raggiungere la felicità.Anzi secondo lui solo con l'agire virtuoso si può raggiungere la conoscenza. Per Socrate non si compie il male volontariamente, perché nessuno desidera l'infelicità: il male è la conseguenza dell'ignoranza del bene. Come si vede, il tema della morale, dunque, è stato sempre oggetto di attenzione e di analisi per filosofi ed intellettuali di ogni epoca, i quali se ne sono occupati e se ne occupano per indurre l'uomo alla riflessione , non solo sulle proprie origini, sul proprio ruolo ma anche sul senso della vita e sulle scelte da compiere lungo il percorso.
RispondiEliminaAnche i "comuni mortali" l'uomo della strada, insomma, tutti noi , di tanto intanto, ci ritroviamo a riflettere sulla morale , con esiti notevolmente diversi. Alcuni scacciano via il pensiero del bene e del male perché non vogliono mettere in discussione le proprie azioni, spesso non conformi alla morale.Altri giustificano il loro operato come necessario e così tranquillizzano la propria coscienza. Poi ci sono coloro che , guidati da una fede religiosa, ad essa si attengono per scegliere il bene o il male.
Anch'io ,spesso, mi pongo domande sulla morale. MI chiedo ,per esempio, se la morale sia o no uguale per tutti se le sue regole siano universali; sempre uguali cioè nel tempo e nello spazio. Mi chiedo ,anche, se c'è un confine netto tra bene e male o se invece tra questi due concetti si possono interporre tante sfumature. Le risposte a queste mie domande spesso variano, col variare dell'età e delle situazioni. Non credo che la morale abbia regole statiche e universali. Ciò che era considerato immorale un secolo fa , oggi è costume comune a tutti . Credo però che ci siano per l'uomo dei principi basilari , dei tabu sempre validi in tutte le epoche: per esempio non si deve uccidere, non si deve rubare. Un'altra cosa di cui sono convinto è che tutti dovremmo cercare di avere il senso della giustizia e del rispetto per il nostro prossimo e per la natura. Quando poi si tratta di scegliere tra il bene e il male, penso che dovremmo farci guidare nella scelta da un solo obbiettivo: il bene comune piuttosto che il misero interesse personale. Per questo amo Socrate che aveva la capacità di indurre gli altri alla riflessione e con l'arte della Maieutica , tirava fuori le opinioni degli interlocutori, confutandole .
ciao
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